Perché la Fondazione

Dal primo istante in cui abbiamo iniziato a pensare a questo progetto ci sono stati chiari lo scopo di questo sforzo culturale e la difficoltà di un impegno così grande. In un momento in cui si sente il forte bisogno di “azione culturale” abbiamo pensato fosse giunto il tempo di riaprire le porte di quella “casa della cultura” che Paolo Grassi ha creato, in cui ha creduto e per cui ha lottato per tutta la sua vita con trasparenza e onestà di pensiero. La Fondazione Paolo Grassi, la voce della cultura – nasce non solo per ricordare la figura di Paolo Grassi come uomo di cultura e di spettacolo, ma anche e soprattutto per promuovere ricerche, studi, convegni, pubblicazioni sul contesto storico, culturale, sociale attraversato da Paolo Grassi negli anni del suo lavoro dalla fondazione del Piccolo Teatro di Milano, alla Sovrintendenza del Teatro alla Scala fino alla Presidenza della RAI. Raccogliere la memoria epistolare di Paolo Grassi e dei suoi interlocutori, fissare il suo pensiero e trasmettere insieme alla concretezza della sua organizzazione culturale i principi etici fondamentali e ispiratori della sua filosofia al mondo contemporaneo. Quest’anno ricorre il venticinquesimo anno dalla sua morte e così si è creduto fosse finalmente giunto il momento di compiere questo gesto “necessario” e tanto atteso.

Il Comitato d’Onore

Conoscere l’uomo di spettacolo attraverso testimonianze, carteggi, parole. Sento che è mio dovere portare avanti questo compito per ricordare, onorare, ringraziare e far conoscere ai giovani un uomo meraviglioso che con la sua genialità e audacia ci ha dato un contributo inestimabile alla diffusione del teatro e della musica. E ciò affinché il suo pensiero ed il suo lavoro non vadano persi ma restino come importanti tracce per le nuove generazioni, un ponte tra passato e futuro. Devo ringraziare mia figlia Federica se oggi sono arrivata a leggere con tanta chiarezza questo desiderio di trasmettere la figura di mio padre attraverso testimonianze, lettere, ricordi, gesti.È stata la sua ricerca attraverso la storia delle tournées del Piccolo Teatro ad aprirmi un mondo che conoscevo in maniera diversa. La sua meticolosità ad appuntare date, viaggi, notizie e l’emozione sempre crescente nel leggere insieme la figura del nonno tra le righe. Lettere sconosciute che mi hanno rivelato ancora di più la figura coinvolgente, trasparente di quell’uomo che ha dedicato la sua vita a costruire il teatro contemporaneo.
Francesca Grassi

I miei rapporti con Paolo Grassi furono improntati fino dall’inizio a sincera amicizia, ma divennero col tempo assai intensi fino a sfociare in vera fraternità.Negli anni settanta, in lettere indirizzate a me o a me e a mia moglie Franca, egli stesso parla della nostra amicizia come di qualcosa “che tu lo sai, mi è non da oggi profondamente cara” per poi giungere a definirla “il patrimonio più vivo e necessario per la nostra esistenza”.Basterebbe questa ragione perché io aderisca ad un’iniziativa in suo nome.Ma la Fondazione Paolo Grassi vuole rappresentare una “voce per la cultura” tale da non essere in contrasto con altre voci (ne risulterebbe un coro stonato), sebbene piuttosto in consonanza ed in collaborazione con altre istituzioni, innanzitutto con la massima e più amata creatura di Paolo il Piccolo Teatro, per sostenere e garantire, in particolare a Milano, crescita e sviluppo culturali più che mai ora indispensabili.Questa è la seconda decisiva ragione della mia adesione.
Gianni Cervetti

Nasce a Milano una fondazione dedicata al nome di Paolo Grassi.L’ iniziativa è di Francesca Grassi, la figlia di Paolo, e di un gruppo di persone che hanno fatto tratti brevi o lunghi, di strada con lui (amici, collaboratori, sodali nell’impegno culturale, civile, politico, o più semplicemente estimatori del suo lavoro, della sua presenza). A queste persone spetterà indirizzare la Fondazione, individuarne la missione, disegnarne i confini e le iniziative. È evidente che, pensando al terreno lavorato da Grassi, l’area di intervento, nella ricostruzione della memoria come nella riflessione sull’oggi, appare imponente: dal Teatro in prosa e in musica, alla comunicazione televisiva, all’editoria, questo grande operatore di cultura, ha marcato i punti più sensibili della vicenda culturale del dopoguerra. E lo ha fatto a Milano. Città che ha considerato sua anche perché la sentiva europea, perché credeva nella sua storia e perché, in fondo, voleva che fosse come lui la pensava. E per questo ha lavorato. Ecco, queste sono già molte buone ragioni per credere nella necessità di creare un luogo che riprenda quella tensione, e un po’ di quelle illusioni.Oggi in una Milano che si fa fatica a pensare come Grassi la pensava, con le domande che la realtà ci impone sull’aria sociale, civile, politica, culturale che vi si respira, si vuole creare questo un luogo ideale. Per cercare qualche risposta, ispirandosi all’intelligenza, all’entusiasmo, alla tenacia e all’opera di Paolo Grassi.Naturalmente – io penso – non fermandosi alla memoria, non cedendo alla rievocazione o alla celebrazione, ma suscitando nell’oggi quella capacità di discussione, di confronto, di “opposizione” che Grassi coltivava autorevolmente, e senza sconti. Un luogo ideale, dunque, ma anche fisico, dove incontrarsi per misurare la realtà, e pensare a come coniugare cultura e intelligenza.
Mario Raimondo

Con vero entusiasmo ho partecipato ai primi passi per la costituzione di questa Fondazione. Non è necessario evocare in questa sede le infinite qualità che la persona di questo grande assommava in sé e forse neppure ricordare quali e quante opere teatrali e musicali ci ha permesso di conoscere e quale e quanta parte della cultura italiana ha fatto conoscere nel mondo. La mera, apologetica elencazione dei meriti non è sufficiente.La ragione del mio entusiasmo risiede nella certezza che le attività e le scelte di Paolo Grassi debbano essere analizzate e studiate scientificamente, che l’archiviazione di tutti i suoi scritti sia eseguita secondo i più recenti ritrovati della tecnologia, che tutto il luminoso percorso della sua vita sia a disposizione di studenti, operatori e di tutti coloro che hanno a cuore l’ineguagliabile prezioso bene del teatro e della musica.
Mimma Guastoni

Quando Francesca Grassi mi ha parlato del progetto di una Fondazione dedicata a suo padre, ho accettato subito con entusiasmo di far parte della compagnia. Perché? Per due tipi di motivazioni. La prima ha carattere impersonale e pubblico: sono convinto che il contributo di Paolo Grassi alla creazione, all’invenzione e alla riforma della cultura e delle sue istituzioni sia uno fra i più preziosi di cui possiamo disporre quali eredi. La seconda motivazione ha carattere personale: ho un debito molto significativo nei confronti di Grassi, una delle persone che mi ha insegnato molte cose della vita. Molte cose importanti. La lezione di Grassi mi ha accompagnato costantemente, nelle vicende del mio mestiere intellettuale.
Salvatore Veca

Paolo Grassi è stato uno dei più notevoli fra gli uomini di cultura tra il secondo dopoguerra e gli Anni 80 del secolo appena trascorso ed è stato anche, e sicuramente, il più grande fra coloro che si sono occupati della cultura dello spettacolo durante quell’intero quarantennio. L’eccezionalità del contributo di Paolo Grassi alla nostra cultura dello spettacolo risiede nella profondità e nella chiarezza con le quali egli affrontò il problema del rinnovamento del teatro a Milano (ma attraverso Milano in Italia) con la fondazione di un Teatro Stabile che consentisse quella continuità e profondità di repertorio e di sperimentazione che era necessaria sia per rendere permanente la conoscenza di quella cultura europea che era rimasta, fino ad allora, sostanzialmente estranea al nostro Paese, sia per poter vedere con occhi nuovi il passato ed il presente della nostra cultura teatrale. Colpisce, oggi, la vastità degli obbiettivi e l’assoluta novità dello strumento che era considerato necessario per raggiungerli: un’istituzione alla cui nascita concorrevano i soggetti pubblici, ma anche il mecenatismo dei privati, e dotata di uno statuto in grado di consentirle una piena autonomia ed una orgogliosa responsabilità nel merito delle scelte culturali e della sua gestione interna. Una concezione che precorre quanto affermerà, due anni dopo, l’ancora inattuato articolo 9 della Costituzione Repubblicana, secondo il quale spetta alla Repubblica il dovere di promuovere la cultura evitando, tuttavia, di gestirla direttamente. Il motivo per il quale il necessario rinnovamento della cultura italiana avrebbe dovuto svolgersi secondo Paolo Grassi, in primo luogo attraverso la cultura e le nuove istituzioni dello spettacolo si spiega con il fondamentale valore sociale che egli attribuiva a quelle forme di cultura che si rivolgono, come egli scrisse, all’uomo come parte di una comunità sociale. Comunità che si forma (in maniera simbolica, ma anche nella realtà) ogni volta che un sipario si apre davanti ad una collettività di spettatori che si rendano disponibili ad una reciproca comunicazione di idee e di sentimenti, che non trova luogo in quelle altre forme di comunicazione mediatica che sono divenute, ormai, assolutamente prevalenti. Riscoprire le radici di questa “civiltà dello spettacolo” che riguarda, come dimostra la storia di Paolo Grassi successiva al Piccolo Teatro della città di Milano, non solo il teatro di prosa, ma anche la musica e le altre principali “arti della rappresentazione” sembra essere, oggi, necessario ed anche urgente, dato che una scoperta degli strumenti di civilizzazione (ma non dovremmo dire ri-civilizzazione?) della nostra comunità non può che partire dalla riscoperta e dalla valorizzazione degli insegnamenti che Paolo Grassi e la cultura del suo tempo ci hanno lasciato. E che noi stiamo, purtroppo, dimenticando.
Stefano Merlini

Voce della cultura

La voce della cultura esprime la vocazione a prendere su serio il senso del passato e a considerarlo come la migliore risorsa per pensare e praticare un progetto di futuro. Esplorare il retaggio di Paolo Grassi nel quadro di una lunga e decisiva fase della cultura italiana del secondo dopoguerra, e riflettere e lavorare a partire dal retaggio affascinante della persona che ha inventato il Piccolo, ha rinnovato la Scala e ha dato un contributo innovativo alla Rai, vuol dire anche ascoltare la sua voce.
Una voce che continua a interpellarci. Una voce esigente che evoca molte altre voci e, al tempo stesso, una storia complessa, fatta di progetti e di ideali, tanto quanto di rigore, serietà e duro lavoro. La voce di Paolo Grassi come voce della cultura. Una cultura per tutti, e non per pochi. Una cultura che, attraversando i confini e le differenze, misurandosi con i tempi che cambiano, continui a onorare la vecchia massima terenziana, secondo cui “nihil humanum a me alienum puto”.
Salvatore Veca

Le finalità

Raccolta della memoria

Io credo in un rapporto stretto con la pubblica opinione, ho sempre risposto, al Piccolo e alla Scala, ad ogni lettera, in modo serio, cioè rispettando l’interlocutore, non raccontando balle, non con risposte anodine, di comodo, prefabbricate. A ogni fine di tournée ho scritto personalmente a tutti indistintamente gli artisti e i collaboratori: una lettera a ciascuno, diversa l’una dall’altra, personalizzata, dettata ognuna da me. […] Le mie lettere sono sempre gradevoli. Quando qualcuno ha trovato da dissentire ed io ero convinto che sbagliasse, ed avevo modo di dimostragli il contrario, ho risposto duramente al mio interlocutore. I miei anni sono punteggiati di polemiche, disseminati di lettere, che restano a testimoniare con chiarezza il mio punto di vista. È un modo per assumersi la responsabilità anche dei propri cambiamenti di opinione. Solo i cretini non cambiano idea. […]”

Recupero, riordino e archiviazione

  • Documenti, lettere, rassegne stampa riguardanti i 40 anni di lavoro di Paolo Grassi per la conservazione della memoria.
  • Interviste, in forma di registrazioni audio e video fatte a Paolo Grassi nel corso della sua vita, raccolte negli archivi della RAI.
  • Archivio fotografico

Attività culturali finalizzate alla divulgazione dell’opera di Paolo Grassi

  • Mostre epistolari, mostre fotografiche
  • Convegni – Seminari – Tavole rotonde
  • Pubblicazioni (dvd, cd, monografie)
  • La storia del teatro raccontata da voci famose

Attività accessorie e connesse

  • Organizzazione di corsi e seminari legati allo spettacolo teatrale e musicale
  • Analisi di foto di scena
  • Organizzazione teatrale
  • Incontri con attori, registi, scenografi, costumisti, tecnici
  • Seminari con studenti

CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE

PRESIDENTE- Stefano Rolando

CONSIGLIERI

Elio De Capitani

Mimma Guastoni

Federica Knuth

Alberto Meomartini

Davide Rampello

Massimo Vitta Zelman

Roberto Zaccaria

COMITATO SCIENTIFICO

PRESIDENTE

Elio Franzini

CONSIGLIERI

Alberto Bentoglio

Antonio Calbi

Anna Cremonini

Ferruccio de Bortoli

Angelo Foletto

Riccardo Fedriga

Claudio Longhi

Emilio Sala

Serena Sinigaglia

COMITATO D’ONORE

Sindaco di Milano, Giuseppe Sala

Presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana

Direttore Piccolo Teatro di Milano, Claudio Longhi

Sovrintendente al Teatro alla Scala, Dominique Meyer

Gianni Cervetti

Maurizio Pollini

Marinella Soldi

Carlo Fontana

Andrèe Ruth Shammah

Mario Raimondo